La Nuova Sardegna

Altre due aquile di Bonelli uccise dalle linee elettriche in Sardegna

di Antonello Palmas
Altre due aquile di Bonelli uccise dalle linee elettriche in Sardegna

Sadonna e Battore trovate morte a Siamaggiore e a San Gavino Monreale. Dei rapaci liberati a Tepilora uno è stato vittima di fucilate, quattro di folgorazioni

27 dicembre 2020
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SASSARI. Le linee elettriche fanno strage delle aquile di Bonelli: dopo i tre esemplari folgorati negli ultimi due anni, altri due, Battore e Sadonna, hanno trovato la morte toccando i fili dell’alta tensione: questa volta è successo a Siamaggiore (nell’Oristanese) e a San Gavino Monreale (Medio Campidano). A renderlo noto l’Ispra, che cura il progetto di reintroduzione Aquila a-Life con l'obiettivo di riportare nell’isola l’aquila fasciata (altro nome della specie) o Abilastru (come è chiamato in Sardegna) dopo l’estinzione dovuta all’ignoranza di molti pastori convinti che procuri danni al bestiame e cacciatori.

In tutto sono quindi cinque gli esemplari uccisi ai cavi elettrici, un sesto, Tepilora, nell’ottobre 2019 era stato abbattuto a fucilate vicino a Giba, nel Sulcis. In precedenza nella piana di Ottana erano morti folgorati Abbaluchente, Saccaia, poi Muscatogliu, deceduto nonostante le cure prestategli al centro di recupero della fauna di Bonassai. Tutti erano stati liberati nel parco di Tepilora, centro del progetto di ripopolamento. Battore e Sadonna erano in perfetto stato di salute ed in fase di “dispersione giovanile”, ossia di esplorazione in cerca di un territorio da occupare stabilmente con un partner. E si erano adattati molto bene alla vita libera, come confermato dal monitoraggio tramite trasmettitore satellitare che aveva accertato la spiccata abilità nella predazione.

Sadonna era nata in cattività nella primavera scorsa e liberata lo scorso settembre, mentre Battore volteggiava sui cieli sardi dal 2019 dopo essere nato da una coppia selvatica siciliana ed essere stato trasferito in Baronia grazie ad una collaborazione con un analogo progetto in Sicilia. I tecnici del progetto si sono accorti che i trasmettitori non fornivano più segnali di movimento dei due rapaci e hanno chiesto l’intervento del Corpo forestale. I ranger hanno trovato le carcasse delle due aquile e le autopsie, condotte dai veterinari di Forestas, hanno confermato ciò che si sospettava: morte per folgorazione.

L’aquila di Bonelli, come dimostrano i risultati dei diversi progetti di salvaguardia in Europa e le cinque vittime sarde, è particolarmente esposta al pericolo dell'elettrocuzione, anzi è il pericolo più serio e immediato, afferma l’Ispra, ma lo sono anche tante altre specie di uccelli in tutto il mondo. In particolare poiane, barbagianni, gheppi, aquile minori e aquile reali, come evidenziano i dati di ingresso presso i centri di recupero della fauna selvatica. E la portata del fenomeno è difficile da quantificare e sicuramente più ampia di quanto si pensi, perché nella maggior parte dei casi il rilevamento della morte è del tutto casuale. Importante quindi segnalare al Corpo forestale il ritrovamento di uccelli morti alla base di piloni o linee elettriche. E si auspica in Sardegna un coinvolgimento delle compagnie elettriche per la messa in sicurezza delle linee più pericolose, senza il quale anche i progetti più belli rischiano di fallire in partenza.

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