13 novembre 2020 - 16:21

Dove osano le aquile? Volteggiano e fanno i nidi sulle vette della Sicilia

Il rapace è specie protetta dal 1992. La sopravvivenza dell’Aquila di Bonelli è stata per lunghi anni a rischio a causa del bracconaggio e delle trasformazioni degli habitat. Oggi si contano 180 esemplari. Successo del programma di reintroduzione in Sardegna

di Paola D’Amico

Dove osano le aquile? Volteggiano e fanno i nidi sulle vette della Sicilia
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Sono tornate le Aquile di Bonelli in Sicilia e anche in Sardegna. È il risultato di un progetto europeo contro l’estinzione durato quattro anni e portato avanti dal Wwf Italia, con l’associazione faunistica spagnola Grefa e Ispra. In Sicilia erano rimaste solo una dozzina di coppie, in Sardegna invece si è partiti da zero, perché le aquile erano del tutto sparite dagli anni Novanta. Oggi, in tutto solcano i cieli delle due isole italiane 180 esemplari.

L’Aquila fasciata (o di Bonelli in omaggio all’ornitologo italiano Franco Andrea Bonelli) è inconfondibile in volo, grazie alla macchia bianca presente sul dorso. Il suo avvistamento per lungo tempo era stato un evento raro e limitato alla sola Sicilia. Schiva, insofferente alla presenza dell’uomo e di altri rapaci, la specie è impegnata da tempo in una grande battaglia per la sopravvivenza: dalla minaccia dei bracconieri che depredano i nidi di uova e pulcini a fini collezionistici e per la falconeria fino agli incendi dolosi che stanno distruggendo quel che resta del suo habitat. In Sardegna si è ripartiti da zero dopo l’estinzione, portando ogni anno nell’isola nuovi esemplari a partire dall’estate 2018. In quest’ultimo caso, Aquila a-Life, condotto da Ispra, con il supporto dell’agenzia Forestas e del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna ha reintrodotto, nel territorio sardo, 21 pulli provenienti da Spagna e Francia e uno anche dalla Sicilia. A circa 50-60 giorni di età gli uccelli sono stati trasferiti nella voliera nel Parco di Tepilora e liberati.

Massimiliano Di Vittorio, dottore di ricerca in Biologia animale e assegnista di ricerca all’Ispra, spiega: «È una piccola aquila, molto aggressiva, un animale strettamente legato all’ambiente mediterraneo. Può essere considerata una delle specie bandiera dei nostri ecosistemi. Vive in aree collinari o di bassa e media montagna ed è associata alla pseudo-steppa che nasce dalla commistione di aree agricole estensive alla macchia mediterranea. È una specie tuttora in riduzione e l’Europa ha sostenuto progetti di conservazione che stanno avendo successo. In Sardegna si era estinta già tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.In Sicilia invece non si è mai estinta e qui resiste l’unica popolazione naturale presente nel nostro Paese». Ad accorgersi, in Sicilia, che c’era qualcosa in più oltre alla riduzione degli habitat che la minacciava e al cambiamento climatico sono stati i volontari del Gruppo tutela rapaci. «Ci rendemmo conto che c’era qualcosa di “artificiale” tra le minacce a questa specie e scoprimmo così il traffico di uova e pulli per collezionismo e per il traffico di specie protette finalizzato alla falconeria».

Anche il progetto Life Conrasi di Wwf Italia, in collaborazione con Grefa, ha prodotto ottimi risultati. Partito nel 2016, ha favorito l’aumento dei siti riproduttivi e aiutato a portare a 38 le coppie di aquile che quest’anno hanno deposto almeno un uovo (erano 20 nel 2016). La popolazione è così in breve raddoppiata. «In Sicilia ora sono presenti - conclude Di Vittorio - 50 coppie nidificanti. Inoltre abbiamo marcato con trasmettitori satellitari 31 giovani e questo ha consentito di aumentare le conoscenze su biologia, ecologia e comportamento dei giovani (un esemplare nella foto di Antonello Lai, del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna) che raggiungono la maturità sessuale al terzo anno di vita e fino a quel momento sono in dispersione , girovagano alla ricerca di territori da occupare». L’Aquila di Bonelli è diffidente e intollerante a qualsiasi forma di disturbo da parte dell’uomo e di altri animali.

Questo rapace rappresenta una delle testimonianze più importanti dell’avifauna storica italiana. Confinata nelle zone più remote della Sicilia, costruisce il nido su forti pendenze, comunque in prossimità di aree dove sia relativamente abbondante la disponibilità di prede. Presente sia in Europa sia in Nord Africa e in parte dell’Asia, fino alla remota Indocina. Si nutre principalmente di conigli selvatici, ma anche di altri uccelli, che cattura in volo senza alcuna difficoltà. Capace di esibirsi in picchiate velocissime per catturare altri piccoli volatili, l’Aquila di Bonelli si caratterizza per le dimensioni considerevoli (almeno 75 cm per 2 kg di peso e una apertura alare nell’ordine dei 180 cm) in grado di incutere timore non solo alle potenziali prede, ma anche agli altri rapaci che, possibilmente, se ne tengono alla larga. Il resto del piumaggio si presenta bruno-rossiccio, con ventre più chiaro caratterizzato da alcune evidenti striature. L’apparizione dell’Aquila di Bonelli è breve e fugace e il solo modo per “convincerla” ad entrare in contatto – almeno da lontano – con l’uomo è attenderla in un’area con relativa abbondanza di prede. Mai, tuttavia, durante il periodo riproduttivo, in cui l’Aquila di Bonelli se ne sta solitaria nei pressi del nido, emettendo il proprio caratteristico canto, composto da suoni brevi e distanziati, molto meno acuti e variegati di quelli che caratterizzano il canto di altri rapaci.

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