conservazione

Nei cieli della Sardegna torna a volare l’aquila di Bonelli

di Giorgia Bollati

Nei cieli della Sardegna torna a volare l'aquila di Bonelli Un esemplare di aquila di Bonelli (foto Angelo Scuderi)

Un’aquila più piccola della cugina reale e più tollerante alla vicinanza con l’uomo. Vicinanza che, negli anni Novanta, è stata tra le cause della sua estinzione in Sardegna, dove è appena stata reintrodotta. L’aquila di Bonelli è protetta dalla legislazione internazionale, comunitaria e nazionale e, in Italia, è resistente in Sicilia. «Di fronte al numero di coppie in rarefazione, negli anni, non è stato lanciato alcun allarme». È stupita Elisabetta Raganella Pelliccioni, prima tecnologa dell’area per l’avifauna migratrice dell’Ispra. «Possiamo supporre che il prelievo illegale e le linee elettriche siano state tra le cause più rilevanti. Dopo aver verificato l’adeguatezza delle condizioni ambientali, abbiamo progettato la reintroduzione del rapace».

Minacciati da bracconaggio e fili elettrici, gli esemplari sono stati reintrodotti da un progetto di Francia, Spagna e Sicilia L’animale viene monitorato da veterinari, dotato di tag gps e trasferito in voliera E con i tempi necessari liberato in natura

Nel 2017, è partito il progetto europeo “Aquila a-Life”, in via di conclusione: il 5 maggio sono arrivati gli ultimi individui che saranno immessi in libertà in estate. I partner Grefa (Spagna) e LpoAgir pour la biodiversité (Francia) hanno fornito i pulli, cioè i giovani esemplari, da liberare, che si sono sommati a quelli provenienti dalla Sicilia (grazie al progetto Conrasi) e dall’Andalusia. «In nidiate da due o tre pulcini, i tecnici prelevano il più debole, con minori chance di sopravvivenza», spiega Raganella Pelliccioni. «L’animale viene monitorato da veterinari, dotato di tag gps e trasferito in voliera, e, con i tempi necessari, liberato in natura».

 Nei cieli della Sardegna torna a volare l’aquila di Bonelli

«Degli individui reintrodotti, oggi, circa la metà è sopravvissuta: il gps ci aggiorna sugli spostamenti di ogni esemplare. Sappiamo che, tra dieci morti, di cui uno abbattuto con arma da fuoco e uno predato da un’aquila reale, cinque sono stati uccisi da elettrocuzione». Per comprendere il livello di pericolosità delle linee elettriche, occorre esaminare il disegno dei sostegni e l’habitat circostante. In spazi aperti con pochi alberi, per esempio, è molto probabile che i rapaci usino pali e tralicci come posatoi di caccia. In caso di piloni non sicuri, soprattutto quando piove, se toccano due parti del sostegno a differenza di potenziale, chiudono il circuito e si folgorano. «Nel 2018 abbiamo localizzato i tratti pericolosi e avvisato l’Enel che ha messo in sicurezza i cavi nudi con guaine isolanti», aggiunge Raganella Pelliccioni. «Dal 2021 abbiamo anche il sostegno della Fondazione Segré con il progetto “Electro revolution”, per proseguire con gli interventi. Tuttavia, la mancanza di una normativa nazionale per l’adeguamento delle linee obsolete resta un problema».

Il modello andaluso

Mentre la costruzione del nuovo segue la normativa specifica legata anche alle direttive di tutela dell’avifauna, gran parte delle tratte risale alla metà del secolo scorso e non è più sicura. In Sardegna, il 9 aprile 2021, è partita una proposta di legge per la tutela degli uccelli da elettrocuzione e collisione causati dalle linee elettriche e dagli impianti eolici . Modello: la Spagna. Qui vige una normativa nazionale sulla qualità degli impianti. «Il Decreto reale 1432/2008 per la protezione dell’avifauna e la legge di responsabilità ambientale dell’anno precedente impongono alle società proprietarie della rete elettrica di intervenire», racconta Manuel Galán, coordinatore generale del progetto “Aquila a-Life”.

 Nei cieli della Sardegna torna a volare l’aquila di Bonelli

«Con maggiori controlli, speriamo di contenere il fenomeno, che continua a essere la principale causa di mortalità della specie in Spagna». Oggi, la popolazione iberica è tornata stabile e la sola Andalusia ospita più di 400 coppie, circa il 50 per cento della popolazione europea, e ha contribuito, con i pulcini nati in cattività nei centri francesi e nel Grefa, a ricostituire la popolazione nella provincia di Madrid nel 2010, a Maiorca e in Navarra con il progetto “Life Bonelli”, oltre a quella in Sardegna.

La piaga collezionismo

Più monitoraggi si fanno, più sono i casi che si evidenziano, anche di prelievo di uova o pulli per collezionismo e falconeria. Da Santa Teresa di Gallura a Chia, molte sono le tracce che indicano la presenza di queste attività in passato. Non sempre consentite dalla legge. Oggi, il controllo capillare contiene il fenomeno, ma la Sicilia, che presenta un numero di casi enorme, mostra quali sono i rischi. «L’analisi dei dati aveva evidenziato che, sull’isola, la produttività delle aquile risultava circa la metà delle medie europee: considerata la fertilità della specie nel resto dell’areale, visti i casi documentati, la mancanza di pulcini è stata attribuita al bracconaggio », spiega Angelo Scuderi, coordinatore delle attività di sorveglianza locale con il Gruppo di tutela rapaci. «Già nel 2017 sono partiti numerosi processi, ma nessuno ha ancora avuto risoluzione. E al reato penale della cattura si aggiungono ricettazione e falsificazione di documenti».

Intervento immediato

Raggiungere l’aquila di Bonelli, peraltro, è semplice, considerato che la specie nidifica su pareti di roccia basse. Gli incaricati alla sorveglianza monitorano le nidiate e comunicano alle forze dell’ordine eventuali movimenti sospetti , così da consentire un intervento immediato in caso di sparizione dei piccoli. «Occorrono azioni rapide, perché in pochi giorni i bracconieri possono catturare gli animali», aggiunge Scuderi. «Le Regioni sono lente e poco attive, ma con le reti di tutela e con i carabinieri forestali riusciamo a tenere sotto controllo il fenomeno. Non appena abbassiamo la guardia, però, questo riemerge». Ultimo caso: il sequestro di due esemplari di circa quaranta giorni di età a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, da parte dei carabinieri della stazione di Porto Empedocle e del nucleo Cites Palermo. Nel frattempo, in Sardegna, l’allerta delle unità forestali rimane massima per garantire la buona riuscita dei progetti di conservazione.